Leonid Jakovlevič Muravnik: Vita di un bambino abbandonato

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L. Ja. Muravnik è figlio di un funzionario di partito. Il padre e la madre sono stati fucilati nel 1937. Dall’età di 9 anni ha vissuto in vari orfanotrofi, dai quali è scappato ripetutamente, vivendo da vagabondo. È meccanico aeronautico e giornalista.

Lettere, pacchi, visite

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Lettere, pacchi e visite rappresentavano le gioie più grandi per i detenuti nei campi di lavoro staliniani. Le lettere dei parenti ti aiutavano a credere che non ti avessero dimenticato, i pacchi di alimentari aiutavano semplicemente a sopravvivere e le rare visite, quando avvenivano, erano felicità pura.

Michail Iosifovič Tamarin ricorda: La storia della mia vita non l’ho raccontata a nessuno

Leggere sceneggiatura Michail Tamarin è nato nel 1916. Ingegnere e violinista, è stato arrestato due volte. È stato nei campi della Kolyma e in esilio nella regione di Krasnojarsk.

Racconti sulla dekulakizzazione

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I loro genitori erano normali contadini russi. Vivevano in grandi famiglie, con molti bambini, nelle quali tutti lavoravano dalla mattina alla sera. Ma quando L’URSSha iniziato ad istituire i kolchoz, quei contadini sono stati definiti kulaki e insieme alle loro famiglie sono stati deportati nel nord o in Siberia. Ecco cosa raccontano.

Susanna Pečuro: “Volevamo parlare liberamente”

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Susanna Solomonovna Pečuro è nata a Mosca nel 1933. Negli ultimi anni di scuola ha aderito all’organizzazione giovanile clandestina “Unione lotta per la causa della rivoluzione”.
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